I Sofisti e Socrate: Maestri di Retorica e Filosofia nell'Antica Grecia

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I Sofisti e Socrate

L'Arte della Retorica e la Nascita della Filosofia ad Atene

L'arte dei sofisti fiorì ad Atene, culla della democrazia, sebbene limitata a maschi adulti liberi e nobili. Il termine sofista deriva dal greco sofistes, che significa "molta sapienza". Il sofista era considerato un uomo sapiente in ogni campo. In questo contesto, la filosofia inizia a spostare il suo focus dalla natura all'uomo.

I sofisti insegnavano le virtù politiche ai giovani aspiranti politici, istruendoli nella retorica, l'arte del parlare persuasivo. Furono i primi a farsi pagare per il loro sapere, venendo in seguito definiti "prostituti dell'amore" da Aristotele e Platone, che con "amore" intendevano l'amore per la sapienza. Si facevano pagare perché il loro insegnamento, volto a preparare i giovani nobili a ruoli di spicco nell'assemblea, era considerato un servizio prezioso. Si stima che un sofista, con un corso di 10 lezioni e una media di 20 studenti, guadagnasse quanto un artigiano in un intero anno.

A differenza di Aristotele, che considerava gli schiavi non umani, i sofisti credevano nel potenziale di miglioramento di ogni uomo attraverso l'educazione, vista come strumento di crescita personale.

La Prima Generazione di Sofisti

La prima generazione di sofisti si concentrava sull'insegnamento delle virtù. Per loro, la virtù, intesa come virtù politica e sociale, era una qualità innata, prerogativa dei nobili, e rappresentava la capacità di interagire con gli altri e rispettare la giustizia.

Protagora e Gorgia

Protagora di Abdera (nato in Tracia nel 480 a.C.) e Gorgia di Lentini (nato in Sicilia nel 485 a.C.), teorizzatore di un relativismo etico assoluto, furono i più grandi maestri della prima generazione. Protagora, incaricato da Pericle di scrivere la costituzione della colonia ateniese di Turi, al suo ritorno ad Atene (dopo la morte di Pericle) fu accusato di empietà, reato punibile con la morte, per aver sostenuto l'inutilità di parlare degli dei, data la complessità della materia e la brevità della vita.

La famosa affermazione di Protagora, "l'uomo è misura di tutte le cose", può essere interpretata in diversi modi: l'uomo come singolo individuo, come genere umano o come membro di una cultura. Protagora intendeva riferirsi a valori politici ed etici, sostenendo che ognuno è misura di ciò che percepisce con i sensi. Non esistono verità assolute, ma solo verità relative. Nel suo testo "Discorsi Doppi", Protagora affermava che ogni cosa è buona e cattiva allo stesso tempo.

Esempio: La Morte
  • Cattiva: per chi muore e per i familiari.
  • Buona: per chi lavora nel settore funebre.

L'utile, determinato dalla retorica, strumento per raggiungere la persuasione, stabilisce ciò che è buono e ciò che è cattivo. La parola crea il mondo.

Gorgia

Discepolo di Empedocle, Gorgia sostenne lo scetticismo metafisico, affermando:

  • Niente esiste;
  • Se qualcosa esistesse, non sarebbe conoscibile;
  • Se qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe esprimibile.

Questa posizione, definita nichilismo, nega qualsiasi realtà. Per Gorgia, non esiste alcun criterio di scelta, nessun riferimento reale per l'uomo. Il linguaggio, libero da qualsiasi vincolo con la realtà, ha come unico scopo l'utilità personale, ovvero persuadere e ingannare l'interlocutore. Gorgia fu il primo a sviluppare le tecniche della retorica e della dialettica. Nel suo Encomio di Elena, difese Elena di Troia, attribuendo le sue azioni a forze superiori alla volontà umana, come la passione e la volontà degli dei. Con questa teoria, Gorgia sottolineava l'arbitrarietà del linguaggio e della realtà, evidenziando una visione tragica della vita, dominata da eventi indipendenti dalla volontà umana. Rispetto a Protagora, Gorgia mostra un relativismo più marcato e un maggiore estremismo.

La Seconda Generazione di Sofisti

La seconda generazione di sofisti, definiti eristi (dal greco "battagliare con le parole"), non si interessava più alla verità, ma era abile nel dimostrare una tesi e il suo contrario con altrettanta efficacia.

Prodico di Ceo, Ippia e Antifonte

Prodico di Ceo credeva che la parola nascesse da una convinzione degli uomini e che la comprensione dell'origine delle parole permettesse di cogliere l'essenza della realtà. Ippia e Antifonte distinguevano tra legge umana (che prevedeva schiavi e uomini liberi) e legge di natura (che considerava tutti gli uomini liberi), sostenendo la superiorità della legge naturale.

Socrate

Socrate, nato ad Atene nel 469 a.C. da una famiglia umile, non lasciò scritti. La sua dottrina ci è giunta grazie al suo discepolo Platone. Nel 399 a.C., Socrate fu accusato di empietà e corruzione dei giovani, con la richiesta della pena di morte. Platone, ne L'Apologia di Socrate, racconta il processo, ma, avendo scritto tre anni dopo gli eventi, la sua ricostruzione potrebbe non essere completamente fedele. Socrate avrebbe potuto salvarsi difendendosi, abiurando le sue idee, pagando una multa o fuggendo, ma rifiutò ogni soluzione e fu condannato a bere la cicuta a 70 anni.

Il dialogo socratico si basa su tre teorie: il non-sapere (consapevolezza della propria ignoranza), l'ironia (finta ignoranza per smontare le convinzioni dell'avversario) e la maieutica (l'arte di far "nascere" la verità attraverso il dialogo).

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