Strategie Educative Innovative: Inclusione, Competenze e Metodologie Didattiche

Classified in Psicologia e Sociologia

Written at on italiano with a size of 32,2 KB.

1. Intelligenza Emotiva e Apprendimento

L'intelligenza emotiva è la capacità di riconoscere, rispettare e vivere serenamente il mondo dei sentimenti e delle emozioni, per accrescere le competenze sociali e relazionali e per dare una risposta ai problemi ed alle difficoltà proprie e degli altri. Goleman analizza l'intelligenza emotiva nei riflessi che assume in ambito educativo: le emozioni non sono un fattore di disturbo dei processi di apprendimento ma fanno parte dell'intelligenza ed hanno un'importanza fondamentale nello sviluppo cognitivo. Valide metodologie per l'“addestramento alle emozioni” sono tutte le metodologie di tipo cooperativo, quali ad esempio, il role playing, con la quale l'alunno “mette in scena” il proprio vissuto e prende visione della modalità con cui quella determinata emozione si manifesta, mettendosi nei panni del compagno. Altra importante ed efficace strategia è il circle time, in quanto offre l'opportunità di “mettere al centro” emozioni e sensazioni in una condivisione che attivi il “potere trasformativo” del cerchio. Il cerchio consente l'espressione, la condivisione, l'elaborazione e la riformulazione di modalità della gestione degli stati emotivi. Tra le altre metodologie utili a favorire empatia e relazioni sono anche la didattica laboratoriale, il problem solving, il debate (INDIRE avanguardie educative), il cooperative learning. La valutazione verterà non sul risultato finale ma sull'analisi della collaborazione tra gli studenti, sul comportamento e sul rispetto dei compiti assegnati all'interno del gruppo. Strategico il ruolo del docente che, nel ruolo di regista e facilitatore (Rogers), deve saper creare un contesto educativo confortevole cioè uno spazio nel quale lo studente non si senta giudicato, ma accolto, nella possibilità di esprimere le proprie idee, senza il timore di non essere ascoltato o svalutato.

2. Emozioni e Autoregolazione

Ogni studente porta a scuola ed in classe tutta la sua storia personale, il suo impianto emotivo, il suo contesto socio-familiare che influenza la sua personalità. L'adolescente, attraversato da mille interrogativi sulla propria condizione esistenziale, è spesso portato ad esprimere la sua grande energia sottoforma di aggressività e rabbia. Gli analfabeti emotivi (Goleman) non hanno, infatti, quelle capacità positive che condizionano l'azione, che si distinguono in competenze personali (consapevolezza di sé, motivazione, empatia e padronanza di sé) e competenze sociali (sapersi relazionare con gli altri). L'insegnante che intende lavorare sulle emozioni come strumento per la gestione del conflitto/aggressività deve agire prioritariamente sul clima di classe. Rogers sosteneva che sia possibile formare alla consapevolezza emotiva ed alle strategie per la gestione adeguata delle stesse. Alla luce di questo, le strategie didattiche che favoriscono la relazione empatica sono le metodologie di tipo cooperativo (Cooperative Learning Informale e Cooperative Learning Strutturato), finalizzate sia al raggiungimento degli obiettivi cognitivi attraverso la cooperazione tra pari, sia all'acquisizione delle soft skills quali l'interdipendenza positiva, la responsabilità individuale, lo sviluppo delle abilità sociali e la valutazione di gruppo. Tra queste è particolarmente efficace per costruire un clima di classe positivo ed inclusivo: la Jigsaw classroom, elaborata da Elliot Aronson o il Role Playing, con la quale si rende possibile che l'alunno “metta in scena” il proprio vissuto permettendo l'espressione, la consapevolezza, la presa visione della modalità con cui quella determinata emozione viene gestita e quindi la possibile riformulazione del modo con cui gestire il conflitto.

3. Pensiero Creativo e Strategie Innovative

Il pensiero creativo detto da Guilford “pensiero divergente”, connotato da fluidità, flessibilità e originalità insieme al pensiero convergente, caratterizzato invece da un procedimento sequenziale e deduttivo, sono complementari ed entrambi necessari per affrontare problemi sempre nuovi. Per l'innescarsi del processo creativo, deve esserci un movente, un problema da risolvere. Un ambiente di apprendimento diventa, dunque, realmente significativo e creativo, se legato alla risoluzione di problemi; la metodologia didattica più congrua per lo sviluppo di tale competenza è, dunque, la didattica per problemi (problem posing e problem solving): lo studente, al centro di ragionamenti per trovare delle soluzioni su problemi complessi, che non prevedono un'unica risposta corretta, elabora soluzioni nuove, alternative ed originali. Diventa così importante non la soluzione fine a se stessa ma il modo attuato per il suo raggiungimento. Questa strategia porta, non solo a valorizzare le abilità relazionali, ma anche a mantenere alto il livello di motivazione. Nella cornice della didattica “per problemi”, una valida strategia didattica è quella del brain storming (“tempesta di idee”, Osborn) che comporta una discussione incrociata tra il gruppo classe ed ha come obiettivo quello di far emergere il maggior numero di idee possibile, fino al giungere all'individuazione della idea più originale per la risoluzione del problema. Efficace strategia è il concassage, che consiste nell'analisi del problema da prospettive insolite, attraverso l'apposizione di una lista di domande da parte del docente “animatore” e porta alla risoluzione del problema inventivo attraverso soluzioni elaborate. Il docente, nelle vesti di facilitatore, dopo aver posto un problema, invita gli studenti a riflettere, a porre soluzioni tutt'altro che ovvie e scontate, a verificare se il procedimento e le strategie attuate stanno portando alla risoluzione del problema stesso ed infine a valutare non tanto il risultato finale e la correttezza della soluzione individuata quanto piuttosto il processo di costruzione del sapere (metacognizione).

4. Creatività in Ambito Verbale Linguistico

Il pensiero creativo, definito da Guilford come “pensiero divergente”, connotato da fluidità, flessibilità e originalità, insieme al pensiero convergente, caratterizzato invece da un procedimento sequenziale e deduttivo, sono complementari ed entrambi necessari per affrontare problemi sempre nuovi. Un ambiente di apprendimento diventa, dunque, realmente significativo e creativo se legato alla risoluzione di problemi. La metodologia didattica più congrua per lo sviluppo di tale competenza è, dunque, la didattica per problemi (problem posing e problem solving). Nella cornice della didattica “per problemi”, una valida strategia innovativa per stimolare la creatività in ambito verbale linguistico è il Digital Storytelling, introdotto da Joe Lambert, che attiva competenze trasversali attraverso il Learning by Doing e il Cooperative Learning. Con il Digital Storytelling si può documentare un evento, raccontare un'attività o esperienza, realizzare contenuti su un tema, un autore o un problema. Nella dimensione degli obiettivi del PNSD, previsto dalla L. 107/2015, le TIC sono da intendersi quali validi strumenti; in particolare una APP di supporto è BOOK CREATOR, un software che permette di creare una narrazione digitale sottoforma di un libro. Il docente, nelle vesti di facilitatore, dopo aver posto un problema, invita gli studenti a riflettere, a proporre soluzioni tutt'altro che ovvie e scontate, a verificare se il procedimento e le strategie attuate stanno portando alla risoluzione del problema stesso ed infine a valutare non tanto il risultato finale e la correttezza della soluzione individuata quanto piuttosto il processo di costruzione del sapere (metacognizione).

5. Creatività in Ambito Logico Matematico

Il pensiero creativo, definito da Guilford come “pensiero divergente”, connotato da fluidità, flessibilità e originalità, insieme al pensiero convergente, caratterizzato invece da un procedimento sequenziale e deduttivo, sono complementari ed entrambi necessari per affrontare problemi sempre nuovi. Un ambiente di apprendimento diventa, dunque, realmente significativo e creativo se legato alla risoluzione di problemi. Nella cornice della didattica “per problemi”, una valida strategia innovativa per stimolare la creatività in ambito logico-matematico è rappresentata dal coding e dal pensiero computazionale. Per pensiero computazionale si intende un processo logico creativo che, più o meno consapevolmente, viene messo in atto nella vita quotidiana per affrontare e risolvere problemi. Nella dimensione degli obiettivi del PNSD, previsto dalla L. 107/2015, le TIC sono da intendersi quali validi strumenti; uno strumento molto efficace allo sviluppo del pensiero computazionale è la piattaforma Scratch 3.0, che consente, con la logica della programmazione a blocchi, di realizzare risorse educative, come ad esempio progetti di storytelling. Il docente, nelle vesti di facilitatore, dopo aver posto un problema, invita gli studenti a riflettere, a proporre soluzioni tutt'altro che ovvie e scontate, a verificare se il procedimento e le strategie attuate stanno portando alla risoluzione del problema stesso ed infine a valutare non tanto il risultato finale e la correttezza della soluzione individuata quanto piuttosto il processo di costruzione del sapere (metacognizione).

6. Creatività Attraverso i Linguaggi Visivo, Motorio e Non Verbale

Il pensiero creativo, definito da Guilford come “pensiero divergente”, connotato da fluidità, flessibilità e originalità, insieme al pensiero convergente, caratterizzato invece da un procedimento sequenziale e deduttivo, sono complementari ed entrambi necessari per affrontare problemi sempre nuovi. Un ambiente di apprendimento diventa, dunque, realmente significativo e creativo se legato alla risoluzione di problemi. Nella cornice della didattica “per problemi”, una valida strategia innovativa per stimolare la creatività attraverso i linguaggi visivo, motorio e non verbale è la musicoterapia o la danzaterapia, metodi che favoriscono l'espressività individuale degli alunni, la comunicazione e la socializzazione. Grazie al suono ed al movimento, il docente potrà così sviluppare la capacità di osservazione, di comprensione e di decodifica dei linguaggi non verbali, in modo specifico di quello sonoro e corporeo e la capacità di creare percorsi artistico-creativi atti a favorire l'inclusione di tutti gli alunni. Una metodologia didattica che utilizza le potenzialità espressive e creative dei linguaggi non verbali è il role playing, una tecnica di simulazione, introdotta da Moreno, che consiste in una rappresentazione nell'assumere un comportamento in una situazione immaginaria. Questa tecnica si può anche avvalere, nella dimensione degli obiettivi del PNSD, previsto dalla L. 107/2015, delle TIC, nello specifico di software come Canva.

7. Educazione Interculturale

Come puntualizza la Costituzione Italiana (art. 3; 34), la scuola italiana è aperta a tutti e deve riconoscere e garantire diritti e opportunità educative e formative senza alcuna differenza relativa alla lingua, etnia, stato sociale. La scuola, per come si delinea nel contesto normativo (L. 107/2015; Linee guida per l'integrazione degli alunni stranieri del 2014; Orientamenti Interculturali del 2022) ha dunque l'obiettivo di essere una comunità educante che determina aiuti e stimoli per lo sviluppo di una relazione positiva verso lo straniero, in modo da accoglierlo e farlo divenire parte integrante della nostra identità culturale, ovviamente nel rispetto e nella tutela della cultura di provenienza. L'educazione interculturale costituisce lo sfondo da cui prende avvio la specificità di percorsi formativi rivolti ad alunni stranieri ed è orientata a favorire il confronto, il dialogo, il reciproco arricchimento entro la convivenza delle differenze, nel contesto di attività che devono connotare l'azione educativa nei confronti di tutti. Pertanto, la scuola, luogo centrale per la realizzazione di tale obiettivo, necessita della realizzazione di un protocollo di accoglienza e integrazione degli alunni stranieri. Essendo un documento deliberato dal Collegio dei Docenti e dal Consiglio d'Istituto, è un'assunzione collegiale di responsabilità, ed è parte integrante del PTOF delle singole scuole. Il suo scopo è definire pratiche comuni in tema di accoglienza di alunni stranieri, facilitandone l'ingresso e l'inserimento, anche attraverso un proficuo percorso formativo, in coerenza con la legislazione vigente. Ma la vera chiave di volta per costruire una scuola realmente interculturale ed inclusiva è data dal lavoro sul clima della classe. Il Cooperative Learning è sicuramente un metodo che si presta in modo efficace a valorizzare il pluralismo culturale e linguistico in classe limitandone gli effetti negativi sull'apprendimento. La cooperazione può essere considerata non solo come una strategia d'insegnamento, ma come il fondamento stesso della didattica interculturale. La gestione della classe poggia sulla programmazione del lavoro comune, l'assegnazione di ruoli a ciascun alunno, lo sviluppo di abilità differenziate. L'approccio interculturale, inoltre, mette in questione anche il contenuto dei saperi, avvertendo come essi siano raccontati e trasmessi alle nuove generazioni attraverso uno specifico punto di vista, quello della cultura maggioritaria, senza tenere conto di altre prospettive.

8. Metacognizione

Il termine “metacognizione”, coniato da Flavell, indica la capacità da parte dell'alunno di riconoscere il proprio stile di apprendimento e il suo funzionamento. Nel contesto della scuola delle competenze, la didattica metacognitiva mira a promuovere in chi apprende la capacità di"imparare a imparar" (Raccomandazione UE 2018). Lo spazio ottimale per promuovere la metacognizione è rappresentato dall'aula-laboratorio, non certamente inteso come spazio fisico ma piuttosto come spazio mentale e progettuale, forma mentis, che valorizza la centralità dell'allievo, pone l'enfasi sul processo di apprendimento e mette in stretta relazione l'attività sperimentale degli allievi con le competenze dei docenti. Il laboratorio didattico può essere considerato come una bottega artigiana, nella logica dell'attivismo pedagogico di Dewey, che preveda un lavoro personale, attivo su un determinato tema o problema, la creazione di percorsi cognitivi, la produzione di idee rispetto ad un determinato compito, la soluzione di un problema. Nella scuola intesa come laboratorio di apprendimento si apprende in modo significativo (Ausubel) attraverso metodologie di tipo cooperativo. Il cooperative learning consente infatti non solo di migliorare la qualità dell'apprendimento in chiave metacognitiva ma anche di sviluppare competenze sociali, molto importanti nell'ottica di un apprendimento inclusivo e permanente. Tale strategia si basa su una serie di caratteristiche tra cui: la creazione di interdipendenza reciproca positiva tra i membri del gruppo, affinché l'operato di ciascuno assuma la giusta importanza; la responsabilizzazione individuale nei confronti dell'obiettivo da raggiungere; lo sviluppo di competenze sociali come la capacità di esprimere le proprie opinioni, ascoltare e condividere quelle altrui, la valorizzazione delle differenze e delle risorse di ciascuno, la gestione dei conflitti interni, le capacità comunicative (assertività, ascolto attivo) ed empatiche; la valutazione in itinere e al termine del lavoro, per individuare i punti di forza e di debolezza che vanno sviluppati e corretti. Per potenziare la metacognizione fondamentale è il ruolo dell'insegnante che organizza il lavoro per gruppi, pianifica una serie di attività iniziali lasciando gli studenti liberi di decidere e di agire e si preoccupa di monitorare e intervenire, di verificare e valutare. L'insegnante assume un ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività, strutturando “ambienti di apprendimento” in cui gli studenti, favoriti da un clima relazionale positivo, trasformano ogni attività di apprendimento in un processo di “problem solving di gruppo”, conseguendo obiettivi la cui realizzazione richiede il contributo personale di tutti.

9. L'Inclusione

L'inclusione è una delle priorità strategiche della legge 107/2015 che si propone di realizzare una scuola «aperta» e accogliente verso tutti in cui ciascuno possa realizzare le proprie potenzialità e sviluppare la propria intelligenza multipla (Gardner). Nel D. Lgs. n. 66/2017, attuativo della L.107, all'art. 1 si esplicita chiaramente che inclusione significa dare una risposta a tutti gli alunni, ciascuno con la sua specificità e diversità, non livellando l'offerta formativa, ma offrendo a ciascuno, attraverso un percorso individualizzato e personalizzato (dpr 275/99), il pieno sviluppo delle potenzialità nel rispetto del diritto all'autodeterminazione e all'accomodamento ragionevole. Solo in questa prospettiva l'inclusione diventa garanzia per l'attuazione del diritto alle pari opportunità e per il successo formativo di tutti. Progettare un curricolo inclusivo significa fin dall'inizio, intenzionalmente e sistematicamente, rendere i curricoli didattici flessibili e rispondenti alle esigenze dei singoli alunni secondo il modello dell'Universal Design for Learning (L'autonomia Scolastica per il successo formativo – Documento MIUR 2018). Importante è il ruolo del docente. All'interno del processo inclusivo, egli agisce su un duplice livello: da una parte esercita una funzione di regia (coordinamento, programmazione educativa), dall'altra funge da modello, ossia influenza gli atteggiamenti e le rappresentazioni degli alunni affinché il dialogo in una dimensione inclusiva possa non solo realizzarsi nell'aula scolastica, ma possa divenire un habitus mentale con cui leggere nei contesti di vita la diversità. La strategia più efficace per costruire una didattica per competenze in chiave inclusiva è rappresentata dalla didattica laboratoriale che, nella logica dell'attivismo pedagogico di Dewey, prevede un lavoro personale, attivo su un determinato tema o problema, la creazione di percorsi cognitivi, la produzione di idee rispetto ad un determinato compito, la soluzione di un problema. Nel contesto normativo delineato dal DLgs. 66/2017 la scuola costruisce un curricolo inclusivo quando, adottando i principi dell'Universal design for Learning, progetta percorsi di apprendimento flessibili e multimodali che consentano a tutti di raggiungere il successo formativo, nel rispetto del principio di accomodamento ragionevole.

10. Educazione Civica: Cittadinanza e Costituzione

L'insegnamento di Educazione civica entra nel curricolo obbligatorio delle scuole di ogni ordine e grado con la L.92/2019, in linea con la Raccomandazione UE sulle 8 competenze chiave per l'apprendimento permanente del 2006 e aggiornate nel 2018. Si tratta di un insegnamento trasversale che si articola in non meno di 33 ore annuali. Le successive Linee guida pubblicate del 2020 precisano che l'insegnamento di educazione civica si sviluppa attorno a tre assi: lo studio della Costituzione, lo Sviluppo Sostenibile, la Cittadinanza Digitale. Anche le linee guida confermano il principio della trasversalità del nuovo insegnamento, anche in ragione della pluralità degli obiettivi di apprendimento e delle competenze attese, non ascrivibili a una singola disciplina e neppure esclusivamente disciplinari. Essendo l'educazione civica una materia trasversale con voto autonomo, il suo insegnamento dovrà avvenire in contitolarità durante le ore di altre discipline con le quali è possibile rinvenire una coincidenza di argomenti (es. storia e geografia) e il suo inserimento comporterà la necessità di aggiornare il PTOF. Le scuole sono state chiamate ad aggiornare i curricoli di istituto e la programmazione didattica, integrando gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle singole discipline con gli obiettivi ed i traguardi specifici relativi all'educazione civica, cui dedicare non meno di 33 ore per ciascun anno di corso, da svolgersi nell'ambito del monte ore annuale. L'educazione civica contribuisce alla formazione di cittadini responsabili e attivi e ne promuove la partecipazione piena e consapevole alla vita della comunità, sulla base della comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici oltre che dell'evoluzione a livello globale e della sostenibilità. Dal punto di vista didattico, come suggerito dai traguardi di competenza della disciplina (Allegato C del DM 35/2020) sono da privilegiare metodologie didattiche attive e laboratoriali, inclusive, in cui gli strumenti digitali rappresentano dei facilitatori per creare ambienti di apprendimento innovativi. Fra queste una efficace metodologia è rappresentata dal Service learning, una metodologia che unisce il Service (la cittadinanza attiva, le azioni solidali, l'impegno in favore della comunità) con il Learning (lo sviluppo di competenze sia sociali che disciplinari) affinché gli allievi possano accrescere le proprie conoscenze e competenze attraverso un servizio alla comunità.

11. Orientamento Scolastico e Formativo

Le Linee guida per l'orientamento, adottate con il D.M. 22 dicembre 2022, n. 328, definiscono in maniera strutturata e coordinata le attività di orientamento svolte nelle scuole. In questo modo l'orientamento può configurarsi come un processo formativo grazie al quale ogni studente può acquisire conoscenze e competenze necessarie ad affrontare in autonomia e con responsabilità il mondo della vita. Le Linee guida prevedono lo svolgimento di moduli di orientamento formativo di almeno 30 ore, per anno scolastico, in tutte le classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Nella scuola secondaria di primo grado e nelle prime due classi della scuola secondaria di secondo grado le attività possono essere svolte in orario curriculare o extracurriculare, anche all'interno di progetti già in essere nell'istituzione scolastica. Nelle ultime tre classi delle scuole secondarie di secondo grado le 30 ore devono essere svolte tutte in orario curriculare e i moduli vanno integrati con i PCTO. L'e-Portfolio è uno strumento che accompagna gli studenti e le loro famiglie nell'analisi del complessivo percorso formativo, delle competenze via via sviluppate e dei punti di forza e debolezza, al fine di compiere scelte consapevoli. Sulla scia di quanto affermato da Mario Castoldi, che parla delle discipline “a servizio delle competenze”, tutta l'azione didattica, dunque, deve avere una finalità orientante, prevedendo un'integrazione totalizzante delle pratiche orientative con le attività quotidiane. Fra le metodologie più efficaci in una dimensione orientativa possiamo ricordare il Project Based Learning, una metodologia che prevede una progettazione ben precisa e l'elaborazione di un prodotto finale, che permette, tramite il processo di realizzazione, di promuovere l'acquisizione di competenze orientative perché volte alla “attualizzazione” del talento di ciascuno (Rogers). Altra metodologia l'applicazione alla didattica orientativa è il design thinking, attraverso cui gli studenti, partendo da un problema o da un compito, devono progettare un prodotto che risponda a determinate caratteristiche, attuando dunque una dinamica professionale in ambito educativo, attraverso la realizzazione di un compito di realtà. Fondamentale è il ruolo dell'insegnante che organizza il lavoro per gruppi, pianifica una serie di attività iniziali lasciando gli studenti liberi di decidere e di agire e si preoccupa di monitorare e intervenire, di verificare e valutare. L'insegnante assume un ruolo di facilitatore ed organizzatore delle attività, strutturando “ambienti di apprendimento” in cui gli studenti, favoriti da un clima relazionale positivo, trasformano ogni attività di apprendimento in un processo di “problem solving di gruppo”, conseguendo obiettivi la cui realizzazione richiede il contributo personale di tutti.

12. Didattica per Competenze

La didattica per competenze, per come si delinea nel contesto normativo (L.107/2015Raccomandazione UE del 2018 sulle 8 competenze chiave) presuppone un apprendimento di tipo attivo dello studente che rielabora in maniera “attiva e continua” le conoscenze, generando connessioni nuove con le esperienze, nella prospettiva del lifelong learning. La scuola delle competenze trova espressione nel curricolo, definito in base alle diverse esigenze formative degli alunni (DPR 275/99, art. 8) e del contesto in cui la scuola stessa opera. La metodologia didattica più efficace per costruire una didattica per competenze in chiave inclusiva è rappresentata dalla didattica laboratoriale, in quanto valorizza la centralità dello studente, attraverso il learning by doing, una metodologia che vede il suo fondamento teorico nell'attivismo di Dewey. L'aula, concepita come laboratorio, diviene la sede privilegiata per la scoperta, l'osservazione, la ricerca-azione. Il laboratorio, inteso non solo come luogo fisico ma soprattutto come forma mentis, diviene il luogo del fare, che valorizza la centralità dell'allievo, spazio di esplorazione e di creatività ma anche spazio di socializzazione per valorizzare attività di peer-tutoring, cooperazione e di ricerca-azione. In esso si sperimenta operativamente, ci si confronta con la complessità dei saperi. La didattica laboratoriale comprende qualsiasi esperienza o attività nella quale lo studente riflette e lavora insieme agli altri, utilizzando molteplici modalità di apprendimento, per la soluzione di una situazione problematica reale, l'assolvimento di un incarico o la realizzazione di un progetto. Nella dimensione della didattica per competenze, anche la valutazione dovrà essere il più possibile individualizzata, tenendo conto dello stile di apprendimento di ciascuno, dei livelli di partenza, dei progressi effettuati. La valutazione diventa allora formativa (DLgs 62/2017) secondo quanto espresso anche da Tessaro (2004) che definisce il termine “valutazione” come l'attribuire o dichiarare il valore di qualcosa, valorizzare qualcosa in funzione di uno scopo”, ovviamente configurabile nel successo formativo di tutti e di ciascuno. Questo approccio implica una rilettura del ruolo e del compito del docente, che, come regista e facilitatore del processo di insegnamento/apprendimento, favorisce negli studenti l'acquisizione di competenze e capacità per affrontare le sfide della società della conoscenza, in situazioni problematiche sempre diverse, eppure interconnesse, e in continuo divenire.

13. La Valutazione degli Studenti

Il D.Lgs 62/2017 afferma che la valutazione ha per oggetto il processo formativo e i risultati di apprendimento degli studenti, ha finalità formativa e concorre al miglioramento degli apprendimenti e al successo formativo con particolare riferimento alla acquisizione di conoscenze, abilità e competenze. La valutazione dunque accompagna i processi di apprendimento e costituisce uno stimolo al miglioramento continuo, in modo da finalizzare i percorsi didattici all'acquisizione di competenze disciplinari, personali e sociali. La valutazione è effettuata dai docenti nell'esercizio della propria autonomia professionale in conformità con i criteri e le modalità definite dal Collegio dei docenti.

Tipologie di Valutazione

  • Valutazione iniziale o diagnostica: Serve ad individuare il livello di partenza degli studenti, le caratteristiche motivazionali e le attitudini, per avere chiaro punti di forza e debolezze del gruppo classe (prove di ingresso oggettive per classi parallele; prove d'ingresso disciplinari; osservazioni sistematiche).
  • Valutazione in itinere o formativa: Si effettua durante il processo di apprendimento, è informativa, ha funzione di feed-back, stimola e guida l'autovalutazione da parte dell'allievo sui propri processi, favorisce il controllo e la rettifica dell'attività di programmazione dell'insegnante al fine di attivare eventuali correttivi all'azione didattica e/o di progettare attività di rinforzo e recupero (prove intermedie oggettive per classi parallele; osservazione dell'aspetto sociale e relazionale).
  • Valutazione finale (sommativa/certificativa/orientativa): viene effettuata per accertare i traguardi educativi e disciplinari, in particolare non semplicemente sul risultato ma sul percorso effettuato per arrivare alla soluzione. (prove sull'esperienza didattica meno formalizzata - colloqui, conversazioni cliniche, prove grafiche, scritte; certificazione delle competenze).

14. TIC e Competenza Digitale

La realtà complessa, globalizzata, sempre più interconnessa e interdipendente impone un ripensamento del concetto di cittadinanza, da intendersi in una dimensione globale. Nello specifico la competenza digitale è indicata dall'UE (Raccomandazione del 2006/2018) come una competenza strategica ed imprescindibile per vivere una cittadinanza piena e consapevole. Con la legge 107/2015, è stato introdotto il Piano Nazionale scuola digitale che pone le basi per la diffusione delle tecnologie nelle scuole e dell'educazione digitale che intenda le TIC non come obiettivo ma come strumento di innovazione della didattica. Cittadinanza digitale. A tal proposito va ricordato che l'insegnamento dell'Educazione civica, come specificato nelle Linee guida pubblicate con D.M. n. 35 del 22 giugno 2020, si sviluppa attorno a tre assi: lo studio della Costituzione, lo Sviluppo Sostenibile, la Cittadinanza Digitale. La L. 92/2019, recante “Introduzione dell'insegnamento scolastico dell'educazione civica”, all'art. 5 prevede, nell'ambito dell'insegnamento trasversale dell'educazione civica, l'educazione alla cittadinanza digitale. Per “Cittadinanza digitale” deve intendersi la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali. Sviluppare questa capacità a scuola, con studenti che sono già immersi nel web e che quotidianamente si imbattono nelle tematiche proposte, significa da una parte consentire l'acquisizione di informazioni e competenze utili a migliorare questo nuovo e così radicato modo di stare nel mondo, dall'altra mettere i giovani al corrente dei rischi e delle insidie che l'ambiente digitale comporta, considerando anche le conseguenze sul piano concreto. Educare alla cittadinanza digitale è rendere i soggetti in formazione cittadini in grado di esercitare la propria cittadinanza utilizzando in modo critico e consapevole la Rete e i Media. L'approccio per discipline scelto dalle Linee guida del II ciclo suggerisce di declinare la competenza digitale con le stesse modalità con cui si possono declinare le competenze chiave (nelle quali trovano riferimento sia le diverse discipline sia i campi di esperienza della Scuola dell'Infanzia): tutti gli insegnanti e tutti gli insegnamenti sono coinvolti e tutti concorrono alla sua costruzione. Per i docenti, impegnati in questa rivoluzione tecnologica, si tratta di sperimentare una didattica integrata e innovativa che riconosca il ruolo degli strumenti digitali, padroneggi buone prassi educative, valorizzi i codici delle diverse forme di intelligenza e favorisca l'uso consapevole della tecnologia, anche per quanto concerne l'aspetto dell'inclusione di tutti e di ognuno.

Entradas relacionadas: