La Teoria della Giustizia di John Rawls: Equità, Cooperazione e Principi Fondamentali
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La teoria di John Rawls collega la giustizia alla parità giuridica. Rawls ritiene che la giustizia non possa essere il bene maggiore per il maggior numero, come sostenuto dall'utilitarismo, poiché il prezzo da pagare per tale quantità di bene può risultare iniquo per il numero minore. La giustizia non può essere solo una questione di quantità, ma è piuttosto una questione di qualità. La giustizia è quindi costituita da un principio distributivo adeguato per valutare le varie domande in gioco e stabilire una ripartizione equa delle prestazioni sociali.
Per Rawls, questa è la "giustizia come equità" ("justice as fairness"), e il fondamento dell'equità si basa inizialmente su due principi che le persone sceglierebbero in una posizione originaria di eguaglianza, simile allo stato di natura della tradizione classica del contratto sociale. Il punto di partenza fondamentale di Rawls è la priorità assoluta della giustizia: essa è la prima virtù delle istituzioni sociali e deve quindi prevalere su qualsiasi altro valore, quali stabilità, efficienza, funzionalità, equilibrio strutturale o coordinamento.
Un'altra idea di base della sua teoria è la visione della società come un sistema di cooperazione in vista della soddisfazione ottimale degli interessi di tutti e di ciascuno dei suoi membri. Poiché lo scopo principale della sua teoria è l'ordinamento della vita in società, Rawls ha bisogno di elaborare una concezione pubblica della giustizia, cioè una concezione che possa essere riconosciuta e condivisa come reciprocamente accettabile da tutti i membri, qualunque sia la loro posizione sociale o i loro interessi.
La Posizione Originaria e il Costruttivismo Kantiano
Per giungere a ciò, la concezione pubblica della giustizia di Rawls affronta la questione centrale dell'intera tradizione classica del contratto sociale: come raggiungere un accordo unanime su tali principi di organizzazione e risolvere i conflitti di interessi della società? Per rispondere a questa domanda, Rawls sviluppa il suo particolare metodo chiamato "costruttivismo kantiano", che consiste nello specificare una particolare concezione della persona e nel cercare di derivarne i principi di giustizia attraverso un processo di "costruzione".
L'elemento di mediazione tra questa concezione della persona e i principi della giustizia è la "posizione originaria" o situazione iniziale di eguaglianza e libertà, che corrisponde grosso modo allo stato di natura del contrattualismo politico classico (Hobbes, Locke, Rousseau, ecc.). È qui che si scelgono i principi che regolano la concezione della giustizia che Rawls chiama "una società ben ordinata".
"Questa concezione", scrive Rawls, "vede le persone come libere ed uguali, capaci di agire sia in modo ragionevole che razionale e, quindi, come capaci di partecipare alla cooperazione sociale tra persone e di considerazione."
Ragionevole vs. Razionale
Il contrasto tra ciò che è ragionevole e ciò che è razionale è in qualche modo connesso con le idee di giusto e di bene. Per 'razionale' si intende l'azione volta alla soddisfazione dei desideri, interessi o scopi di un agente, che nella terminologia di Weber potrebbe essere definita razionalità strumentale.
Al contrario, per 'ragionevole' si intende il riconoscimento e l'esercizio dei propri scopi, tenendo però conto di ciò che è moralmente giustificabile per gli altri. Questo concetto include considerazioni di scopo morale, in quanto l'agente è pronto a governare le proprie azioni secondo un principio di equità su cui lui e gli altri possono ragionare in comune.
Questa capacità di agire razionalmente e ragionevolmente è una manifestazione del carattere morale degli individui, entità libere ed eguali, e corrisponde alle loro capacità di base: possedere un effettivo senso di giustizia e la capacità di formare, rivedere e perseguire una particolare concezione di ciò che è bene. La personalità è caratterizzata da "unità" o equilibrio tra questi due aspetti fondamentali: il ragionevole richiede e presuppone il razionale, ma è anche ad esso subordinato. Il ragionevole sarebbe l'aspetto legislativo della personalità, mentre il razionale l'equivalente del potere esecutivo. Per dirla in termini freudiani, il razionale corrisponderebbe all'Io e il ragionevole al Super-Io.
Nell'ambito di questa priorità del giusto sul bene, questi due poteri della personalità "costruiranno" i principi di giustizia: l'esercizio del ragionevole come quadro che definisce la posizione originaria, e il razionale come motivazione primaria presente al momento della scelta dei principi di giustizia.
I Principi di Giustizia
I principi di giustizia vengono scelti per una "società ben ordinata", cioè una società che ha certe caratteristiche "ideali", che derivano dalle funzioni principali della necessaria espansione del concetto di personalità morale nel quadro sociale. Quindi, i due concetti (la "persona morale" e la "società ben ordinata") sono strettamente collegati e insieme definiscono i vincoli che operano nella posizione originaria.
Il risultato della decisione razionale così presa dalle parti nella posizione originaria, sotto il velo di ignoranza, sono i principi di giustizia, che sono i seguenti:
- Primo principio: Ogni persona deve avere un uguale diritto al più esteso sistema totale di eguali libertà fondamentali, compatibile con un simile sistema di libertà per tutti.
- Secondo principio: Le disuguaglianze sociali ed economiche devono essere disposte in modo che siano:
- a maggior beneficio dei meno avvantaggiati, compatibilmente con il principio del giusto risparmio; e
- collegate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità.