Testimonianza e Memoria: La Lettera di una Tredicenne a Liliana Segre
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Cara Liliana Segre,
Dico “Cara” perché è una di noi ed è vicina a noi tutti, in un modo o nell’altro.
La conosco da qualche anno, forse da quando ho iniziato la scuola media, e ho sentito parlare della donna sopravvissuta all’Olocausto. È così, ma credo proprio che ci sia molto di più da dire su di Lei.
L'Interesse per la Storia
Io, Giulia, ragazzina di tredici anni, ho sempre avuto un interesse verso l’Olocausto: interesse nel senso che ho sempre voluto conoscerne di più per poterlo meglio comprendere e cercare di capire cosa è realmente accaduto.
Sa, credo che per quanto la scuola e gli insegnanti possano aiutare a comprenderlo, gli unici veri modi per imparare a conoscerlo siano la lettura di libri e il racconto, se così possiamo definirlo, dei fatti, proveniente da qualcuno che ha provato quell’orrore sulla sua pelle, come… come Lei.
Io, personalmente, ho voluto andare oltre, conoscere di più, conoscere questa donna sopravvissuta all’Olocausto. Mi sono documentata il più possibile, sa, e *questa volta* non perché fosse un compito di scuola, ma perché è una mia **curiosità**, un mio **interesse**, un mio **desiderio** conoscerLa. Proprio per questo Le scrivo, per parlarLe e cercare di conoscerLa ancora meglio.
La Forza della Sopravvivenza
«Come ha fatto?» È una domanda che mi sono sempre posta. Lei, una semplice ragazzina della mia stessa età, è sopravvissuta a quell’inferno.
Mi chiedo con quale **forza** e con quale **coraggio** Lei è riuscita ad andare avanti e non mollare, non mollare mai, andare avanti fino alla fine.
Quando La vedo parlare, spesso in televisione o in alcuni documentari, mi soffermo molto sui Suoi occhi. Mi perdo. Le dico la verità: mi perdo. Io vedo un **abisso profondo**. In quel puntino nero, riesco ad osservare il **dolore**, ma allo stesso tempo la **forza**.
Vedo tanto nei Suoi occhi. Quando La osservo, vedo una Donna, una Donna con la D maiuscola.
Una donna con tante **cicatrici inguaribili**. Ma Lei ha fatto tesoro di quelle cicatrici. Le ha curate e le ha mostrate a tutto il mondo perché tutti devono **sapere**, tutti devono **conoscere**, tutti devono **capire** ciò che è stato, ne devono conoscere l’assurdità e il dolore, perché solo in questo modo possiamo evitare di ricommettere lo stesso errore.
La Domanda Universale: Perché?
«Ma perché?» È un’altra domanda che mi pongo sempre. Perché tutto questo? Perché è successo? Chi siamo per comandare e decidere la sorte di persone esattamente come noi?
Il Dito della Selezione
Dito a destra… sei salvo… o almeno per poco. Dito a sinistra…
La sorte ha voluto che Lei andasse a destra. Io, forse perché sono ancora piccola, non mi capacito di come sia stato possibile… Non capisco il perché l’uomo possa essere così **cattivo** ed arrivare ad uccidere se stesso.
Ha vissuto un anno nel campo di concentramento e, «vissuto», per modo di dire.