Utilitarismo e Giustizia: Principi Fondamentali

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Utilitarismo

I principali rappresentanti sono stati Jeremy Bentham e John Stuart Mill. Questi scrittori utilitaristi hanno sviluppato le loro teorie adattandole al contesto sociale e storico. Gli utilitaristi difendono un'etica teleologica, considerando che le azioni hanno significato solo per la differenza che producono, a differenza del pensiero di Kant. Lo scopo ultimo di ogni essere umano è la felicità, che per gli utilitaristi è equivalente a piacere e benessere. La felicità è un bene in sé e qualsiasi cosa ci dia felicità è buona.

Jeremy Bentham

Per l'etica, si tratta di dirigere le azioni e l'arte degli uomini per la produzione della maggiore felicità possibile. Per Bentham, la cosa importante è divertirsi e avere il maggior numero possibile di stimoli; consigliava anche di condividere i piaceri e di darne pubblicità affinché più persone potessero godere di questi piaceri. Egli era consapevole che ci sono soddisfazioni che si ottengono a scapito della sofferenza e che il godimento di una maggiore soddisfazione da parte di alcune persone era preceduto da una sofferenza altrui.

John Stuart Mill

Mill sosteneva che non tutti i piaceri sono uguali in termini di valore e che possono essere classificati come inferiori e superiori. Mill difende l'idea che gli esseri umani hanno la capacità di sviluppare le proprie facoltà superiori attraverso lo studio e la conoscenza; questo è l'apprendimento che riserva loro piaceri maggiori.

Giustizia

Si tratta di un potere dello Stato e di alcune istituzioni e agenzie. Si parla anche di giustizia quando si agisce in conformità alla legge applicabile. La giustizia è anche una proprietà che viene attribuita a ciò che è moralmente valido e alle persone. La concezione più diffusa è l'uguaglianza tra gli individui di una società, che si denomina giustizia come equità.

La Giustizia come Equità

Resta intesa in due modi:

  • Giustizia commutativa (o correttiva): Significa essere giusto nel dare a ciascuno ciò che gli spetta, a partire da ciò che ha fatto. L'equità in questo caso consiste nello stabilire criteri uguali per tutti.
  • Giustizia distributiva: In questo caso, essere giusto ha a che fare con la distribuzione delle risorse comuni per equilibrare, per quanto possibile, le disuguaglianze. Essere giusto significa ridurre l'ingiustizia materiale e sociale.

Perché l'uguaglianza totale non è valida

Affermare che una società è uguale per tutti i cittadini non è valido per tre motivi:

  1. Non tutte le persone sono in grado di assumersi le stesse responsabilità.
  2. Le necessità individuali di ognuno sono diverse.
  3. Le risorse della società sono limitate e questo comporta limiti materiali inevitabili.

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