Organizzazione politica Spagna

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                                          ATENE             

Atene si realizzò unademocrazia, fondata sulla partecipazione del popolo alla vita politica.

Esisteva già un'acropoli ad Atene in età micenea, ma la città si formò per sinecismo di diversi villaggi dell' Attica nei secoli VIII e VII secolo a.C. , non fu un processo del tutto pacifico: alcuni centri, come Eleusi e Salamina, opposero resistenza, si unirono ad Atene solo nel VI secolo a.C.

Dopo una fase monarchica, la città passò a un governo aristocratico. I nobili ateniesi, detti eupatridi ("i bennati"), detenevano le cariche di arconte ("governante"), gli arconti più importanti erano tre: l'arconte-re, aveva poteri religiosi e giudicava i reati di empietà (cioè gli atti contrari alla religione), l'arconte eponimo era l'amministratore della città e dava il nome all'anno, l'arconte polemarco guidava l'esercito. Vi erano poi i sei arconti tesmoteti, il cui compito era custodire le leggi che erano orali e ritenute di origine divina. Una volta esaurito il loro mandato, gli arconti entravano a far parte del consiglio dell'areopago, che avevano il compito di nominare i nuovi arconti e giudicare i reati di sangue e religione. L'assemblea del popolo, detta ecclesia, era priva di reali poteri.

La prima legge scritta, Dracone 

Nel corso del VII secolo a.C. La città visse una fase turbolenta, soprattutto a causa degli scontri tra nobili. Per tentare di pacificare la città, nel 624 a.C. Furono introdotte leggi scritte, attribuite a Dracone. La normativa di Dracone era molto innovativa: eliminava la pratica della vendetta privata o famigliare, attribuendo solo allo stato il potere di giudicare e punire i delitti di sangue, graduava inoltre le pene in base al grado di volontarietà dell' azione compiuta dal colpevole. Lo scopo era quello di ridurre gli arbitri dell'aristocrazia e la violenza fra le grandi famiglie.

La riforma di Solone - il buongoverno ( in greco eunomia)

Solone fu eletto arconte nel 594 a.C. Ebbe il preciso mandato di fare da mediatore nei conflitti che rischiavano di portare la città alla guerra civile. Per risolvere i conflitti: annullò le ipoteche, cioè i debiti di cui le piccole proprietà erano gravate, soppresse la schiavitù per debito. divise la popolazione in quattro classi in base alla ricchezza agricola in ordine decrescente: 1. Pentacosiomedimni, potevano essere arconti e fare parte dell'areopago, ( dovevano possedere almeno 500 medimni di cereali o 500 metreti di olio).


 2. Cavalieri, ricoprivano magistrature minori e combattevano nella cavalleria (dovevano possedere almeno 300 medimni o metreti sufficienti a mantenere un cavallo  3. Zeugiti, ricoprivano magistrature minori e combattevano nella fanteria oplitica ( dovevano possedere piccoli proprietà con una rendita di almeno 200 medimni o metreti sufficienti ad allevare una coppia di buoi) 4. Teti, non potevano aspirare a nessuna carica ma potevano partecipare all'assemblea ( erano operai o braccianti agricoli con rendita annua inferiore ai 200 medimni). Era una timocrazia, cioè un regime politico dominato dai più ricchi. 

Pisistrato, un tiranno "progressista"

La riforma di Solone non pacificò la città, che anzi precipitò in una fase di conflitti ancora più aspri, con momenti di vera e propria anarchia. Né approfittò Pisistrato, un aristocratico giovane e ambizioso che nel 564 a.C. Conquistò il potere, mantenendolo fino alla morte nel 528 a.C. La tirannide di Pisistrato era abile ed equilibrata, egli assicurò ad Atene una fase di pace e di sviluppo. Si appoggiò al popolo ma non sconvolse gli ordinamenti dati alla città da Solone. Aiutò la piccola proprietà terriera e i contadini poveri, istituì dei giudici "itineranti" per consentire ai contadini di ottenere giustizia senza doversi recare in centro. Promosse lo sviluppo edilizio della città con un vasto programma di opere pubbliche che diede impulso all'artigianato e occasioni di lavoro ai teti. Favorì i commerci, fece inoltre di Atene un importante centro culturale: realizzò la prima edizione dei poemi di Omero, diede ospitalità ai più importanti poeti, istituì le prime rappresentazioni teatrali. 

Introdusse ad Atene la dracma, la moneta d'argento con l'effige di Atene da una parte e la civetta dall'altra. La dracma si diffuse ampiamente proprio grazie al commercio.

Il potere personale costruito da Pisistrato era così saldo che nel 528 a.C. Nessuno si oppose al fatto che gli succedesse il figlio Ippia. Per alcuni anni la pace e il benessere continuarono, ma dopo l'assassinio del fratello di Ippia, Ipparco (513 a.C.) la tirannide si inasprì. L' aristocrazia ateniese allora reagì: nel 511 a.C. La famiglia nobile degli Alcmeonidi riuscì a cacciare Ippia, con l'aiuto degli spartiati, perchè volevano restaurare in Atene un governo aristocratico. Finì così la tirannide di Atene, durata circa cinquant'anni.


                                   CLISTENE E LA DEMOCRAZIA ATENIESE

Finita la tirannide di Pisistrato, nel 508 a.C. L'arconte Clistene della famiglia degli Alcmeonidi, varò una riforma politica-istituzionale così profonda da gettare le basi della democrazia ateniese. L'ispirazione della sua riforma appare chiarissima: garantisce alla città l'isonomìa e l'eunomìa, l'uguaglianza e il buongoverno. Eliminava le vecchie tribù legate alla proprietà terriera e alle grandi famiglie aristocratiche, e ne creava di completamente nuove in cui si mescolavano figure sociali diverse. 

La riforma amministrativa

Il cuore della riforma clistenica fu una nuova riparazione della popolazione il cui fine era quello di mescolare dli ateniesi. Clistene operò così:

- Alle quattro antiche tribù sostituì dieci nuove tribù, formate su base puramente territoriale

- Divise il territorio dell'Attica in tre settori: la città, l'interno, la costa

- Ogni settore fu suddiviso a sua volta in dieci distretti chiamati trittìe, ciascuna delle quali comprendeva unità più piccole chiamate demi

- Ciascuna delle dici tribù era composta dalla popolazione di tre trittìe, una della città, una della costa e una dell'interno.

La riforma costituzionale

A questa riforma amministrativa Clistene affiancò una riforma costituzionale. Cardini di questa riforma furono:

- l'ampliamento di poteri dell'assemblea (ecclesìa) per ascendere il potere decisionale dei cittadini

- il sorteggio, la rotazione annuale e la collegialità delle cariche pubbliche, per garantire la partecipazione popolare al governo,

- il controllo dell'operato di chi ricopriva cariche pubbliche.

L'assemblea popolare

L'ecclesia era il supremo organo decisionale della città. Si riuniva una volta per pritanìa ( cioè turno) dove discutevano e approvavano le proposte di legge e prendeva tutte le decisioni fondamentali della vita della città. Eleggeva i cittadini che avrebbero ricoperto le cariche pubbliche. Il voto avveniva per alzata di mano o in forma segreta. Ogni cittadino poteva intervenire 


all'assemblea, proponendo mozioni, emendamenti e leggi: il diritto di parola ( isegorìa).

La bulè

All'assembla si affianca un altro organi importantissimo, la bulè o Consiglio dei Cinquecento. è composto da 500 cittadini, 50 per tribù. La bulè preparava l'ordine del giorno dell'assemblea, quindi le proposte di legge da votare, controllava l'operato dei magistrati che registravano fondi pubblici, verificava i conti dello stato, teneva i rapporti con l'esterno. Non si poteva partecipare alla bulè più di due volte nella vita. I membri della bulè, o buleuti, restavano in carica un anno.

Arconti e strateghi

I magistrati più importanti erano gli arconti, fu reso elettivo. Grande importanza aveva anche il collegio degli strateghi, composto da 10 membri, che costituiva l'esecutivo militare. Quello di stratego (" comandante") che veniva attribuito per elezione.

Tribunali

Quello che oggi noi chiamiamo potere giudiziario, era esercitato dal tribunale popolare, chiamato eliea. I giudici non erano esperti di diritto ma semplicemente cittadini, che venivano sorteggiati purchè in possesso dei requisiti richiesti: cittadinanza ateniese, età minima di trent'anni, assenza di debiti. I più benestanti si facevano scrivere le arringhe di accusa o di difesa da degli specialisti chiamati logografi (" scrittori di discorsi.")

L'ostracismo

Una volta l'anno l'assemblea  votava sé allontanare dalla città per un periodo di dieci anni un cittadino che potesse risultare pericoloso per lo stato, anche sé non avesse commesso nulla di illegale. Questo sistema, nato per impedire la tirannide, divenne un formidabile strumento di lotta politica, ampiamente utilizzato per disfarsi dei rivali.

La remunerazione delle cariche pubbliche

Fu introdotta la retribuzione delle cariche pubbliche: ogni cittadino riceveva per il servizio fornito allo stato il corrispettivo della paga giornaliera di un salario, circa una dracma.

La democrazia ateniese era tutt'altro che completa. I diritti politici, infatti, erano limitati ai cittadini maschi, con esclusione delle donne, degli stranieri ( detti meteci) e gli schiavi.


                                                       SPARTA

Nel XII-XI secolo a.C., con l'arrivo nel Peloponneso dei dori incomincia la vicenda storica di Sparta.   

Sparta nacque come unione (sinecismo) di cinque villaggi. Nell' VIII e VII secolo a.C. I discendenti dei dori, gli spartiati, assoggettarono la Messenia,per acquisirne la terra e ridurli in schiavitù. Le caratteristiche di Sparta sono: la sua organizzazione sociale, improntata a una gerarchia molto rigida, le sue istituzioni, finalizzate innanzitutto ad affermare la forza e l'autorità dello stato. la sua cultura, dominata dall'idea della disciplina e da una forte chiusura nei confronti del mondo esterno, la sua educazione, volta alla formazione di una èlite di cittadini-soldati.

Una rigida gerarchia sociale

La società spartana era suddivisa in tre categorie rigorosamente distinte:

- gli spartiati, costituivano una ristretta èlite di guerrieri, ciascuno di essi era proprietario di un appezzamento di terreno

- i perieci, ( erano i cittadini) si occupavano prevalentemente di artigianato e commercio. Erano uomini liberi e potevano essere anche benestanti, ma non godevano di alcun dritto politico

- gli iloti, erano privi di diritto, vivevano in una condizione di semi-schiavitù, erano costretti a lavorare la terra degli spartiati, consegnando loro la metà del raccolto.

Gli iloti non cessarono mai di ribellarsi per riconquistare la propria libertà, tanto che ogni anno i governanti della città dichiaravano loro guerra.

Le istituzioni politiche

Gli antichi attribuivano a Licurgo l'elaborazione della legge che fissava l'organizzazione politica di Sparta. Esso prevedeva le seguenti figure:

- i due re, appartenenti a due famiglie ( gli Agiadi e gli Euripontidi), avevano compiti militari e religiosi

- forse i re erano due, fu istituita la magistratura dei cinque èfori (" custodi, sorveglianti") eletti fra tutti i cittadini, duravano in carica un anno e avevano poteri molto estesi, compreso quello di giudicare gli stessi re

- il più importante organo di governo era la gherusia, un consiglio degli


anziani composto di 28 spartiati sopra i 60 anni, la gherusia preparava le leggi da approvare in assemblea e giudicava i reati più gravi.

- l'assemblea, chiamata a Sparta apella, comprendeva tutti gli spartiati con più di 30 anni, eleggeva gli efori e i geronti ( i membri della gherusia), decideva sulla pace e sulla guerra, ma non poteva discutere le proposte di legge, solo approvarle o respingerle.

La comuintà degli "uguali"

Gli spartiati chiamavano sé stessi homoioi, cioè uguali. Uguali erano in effetti i loro diritti e doveri, la loro condizione economica, ed erano proibite attività come l'artigianato o il commercio, che avrebbero potuto determinare differenze di reddito. Uguali infine erano gli stili di vita e l'educazione.

L'educazione del guerriero

Il sistema educativo, chiamato agoghè, era una delle istituzioni più caratteristiche e originali di Sparta. Era finalizzato alla formazione di guerrieri abili e coraggiosi e di cittadini votati alla disciplina e all'ordine.

fino a sette anni i fanciulli spartani vivevano in famiglia, poi dagli otto anni, venivano affidati allo stato ed entravano in una sorta di grande caserma. Per dieci anni ricevevano una formazione soprattutto di carattere fisico e psicologico. A 18 anni il giovane spartiata doveva superare alcune prove, sorta di riti di iniziazione. Superate queste prove, proseguiva la sua formazione militare fino ai 30 anni, quando entrava a fare parte dei cittadini a pieno titolo. Fino al termine della sua vita sarebbe vissuto in comunità con gli altri spartiati, spalla a spalla nell'esercito e nei sissizi. 

Donna al servizio dello stato

La donna spartana era perciò incoraggiata dallo stato a svolgere attività fisiche (lotta, disco, giavellotto) e le era consentito di unirsi a più uomini ( poliandria ) per incrementare le nascite. Anche nella cura della casa la donna aveva un ruolo più autonomo. Dall'insieme di queste funzioni sociali derivò alla donna spartana un'indipendenza sconosciuta a quella ateniese, come si vede anche dal fatto che poteva disporre di beni propri. La donna spartana viveva una condizione di maggiore parità con l'uomo perchè erano entrambi assoggettati alle ferree regolare del servizio dello stato.


Il "cosmo" spartano

Nell'antichità Sparta era il modello più celebrato di polis, proprio per il suo sistema sociale e politico, che gli antichi definirono kòsmos. Questa parola significa sia "ordine, armonia" sia "cielo,universo". Agli antichi, il sistema spartano appariva ordinato e armonia come il cielo con i suoi astri e i suoi pianeti: e in effetti, quell'insieme di cittadini austeri e coraggiosi, uniti da una forte spirito comunitario, fatto di uguaglianza, solidarietà e senso di responsabilità, che non ammetteva litigi o personalismi, esercitò una grande fascino sia sui contemporanei sia nei secoli a venire. L'equilibrio di Sparta si reggeva sulla capacità di tenere sottomesse, all'interno, popolazioni numericamente superiori.

Derivò da qui una società " militarizzata " e chiusa, che percepiva il mondo introno a sé solo come una minaccia: gli spartiati venivano dissuasi dal recarsi fuori città, per timore che venissero " corrotti ".  Il rifiuto di qualsiasi influenza esterna, l'onnipresenza dello stato e il dominio dei valori collettivi, fu incomparabilmente più povere di quella non solo di Atene, ma di molte altre poleis greche. 

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