Origini e caratteristiche della satira romana

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Le origini del genere che i Romani chiamano satura sono piuttosto incerte e misteriose, già per gli stessi latini e, proprio per questa ragione gli eruditi e i grammatici hanno espresso diverse opinioni a riguardo (da Varrone in poi):

  • La connessione del termine con il greco sàtyros (satiro), ma si tratta di un’opinione del tutto falsa perché la satira in origine non ha che fare né con i satiri né con il teatro comico greco;
  • La derivazione da satura lanx, che nella Roma arcaica indicava un piatto misto di primizie offerto agli dèi;
  • La derivazione da un particolare tipo di ripieno costituito da uva passa e altri ingredienti, detto satura;
  • La derivazione da una proposta di legge comprendente parecchi provvedimenti eterogenei, detta lex satura. E’ probabile allora che il valore di mescolanza e varietà fosse quello originario e che lo si percepisse anche nell’impiego letterario del termine.

Il nome dunque non è greco! Quintiliano, in un passaggio famosissimo, avrebbe più tardi contrapposto la satira agli altri generi, evidenziandone la pretesa nascita in ambiente romano: «satura quidem tota nostra est» «la satira almeno è integralmente nostra».

In età imperiale, la satira si occupa della realtà quotidiana. Il tono è quello di una critica, ora bonaria, spesso aggressiva, ai costumi contemporanei e alla cultura ufficiale, che vengono sottoposti a un’opera di smascheramento. Altra caratteristica presente nella satira è la varietà degli argomenti. Proprio le satire letterarie più antiche, quella di Ennio e Lucilio, sono caratterizzate da mescolanza e da varietà sia dei metri sia dei contenuti. La satira a Roma svolgeva il ruolo di critica sociale e politica che in Grecia, invece, era proprio della commedia.

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