Spinoza: La ricerca di un bene vero

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SPINOZA: Un'esigenza etica

SPINOZA: Un'esigenza etica. La filosofia risponde, in ultima analisi, a una esigenza etica: la ricerca di un bene vero capace di offrire una pace interiore stabile, una serenità che i beni effimeri non possono assicurare. La verità un punto di partenza. Alla verità non si giunge dopo aver emendato l'intelletto dagli errori: questi, infatti, si possono riconoscere solo se si è in possesso della verità. Oltre le dispute senza fine. Il modello matematico, grazie all'evidenza delle sue premesse e al rigore delle dimostrazioni, è la via più sicura per andare oltre il «mare impetuoso delle opinioni» e le dispute senza fine. La superstizione. È la paura, abilmente alimentata dai teologi, a generare la superstizione ed è quest'ultima a generare, a sua volta, il fanatismo. Le Sacre Scritture. La Bibbia è un'opera umana e, in quanto tale, va letta con la stessa metodologia con cui ci si accosta a qualsiasi libro storico. Il suo messaggio non è teoretico (sulla natura di

Dio e del mondo, infatti, si contraddice), ma essenzialmente morale. Laddove essa, quindi, non

insegna nulla, la ragione può indagare tutto. I profeti. I profeti non si caratterizzano per la

sapienza, ma per la forza della immaginazione. Non per questo, tuttavia, il loro ruolo è meno

importante: insegnare a gente semplice la carità e l'obbedienza. I miracoli. Credere nei miracoli è cadere in contraddizione: la fede in essi, dunque, non è che una superstizione.

Lo Stato. L'autorità religiosa non ha alcun potere né sulla ricerca razionale né sullo Stato. Lo Stato,

a sua volta, non può schierarsi a favore di una religione o di una confessione religiosa. Compito

dello Stato è quello di garantire a tutti la libertà dalla paura e la libertà di pensiero (la stessa libertà del dissenso rispetto alle leggi dello Stato). Dio come punto di partenza. Il fondamento del

sapere non è il cogito, ma Dio la cui idea implica l'esistenza. L'incoerenza di Cartesio. Considerato che la sostanza, per definizione, è ciò che è in sé ed è percepita per sé, la res cogitans e la res extensa, che hanno bisogno di Dio per esistere, non possono essere sostanze.

La sostanza-Dio. Dalla definizione di sostanza si deduce che essa è infinita, eterna, una, causa

sui, in altre parole Dio. Deduzione di attributi. Considerato che la sostanza è infinita ed eterna, si deduce che da essa seguono infiniti ed eterni attributi. Deduzione dei modi. Dato che ogni attributo è infinito, da ciascuno seguono infiniti modi (singole idee e singoli corpi). Panenteismo e panteismo. Poiché non vi è nulla al di fuori della sostanza-Dio, ne seguono il panenteismo (tutto è in Dio) e il panteismo (ogni realtà è una manifestazione divina). Modi infiniti. La mediazione tra attributi infiniti e i modi finiti avviene attraverso i modi infiniti degli attributi pensiero ed estensione (i due attributi che l'uomo conosce): l'intelletto e la volontà, il moto e la quiete. Deus sive Natura. Dio si identifica con la Natura, ma non con l'universo fisico: i suoi attributi. infatti, sono infiniti. Impersonalità di Dio. Dio non è persona, non è libero di creare, né agisce secondo fini. Natura naturans, natura naturata. Tutto è divino, ma non tutto ha la stessa funzione: nella sostanza-Dio, infatti, esiste una componente attiva (la sostanza con i suoi infiniti attributi) e una passiva (i modi). Non si tratta, tuttavia, di due sostanze in quanto sono semplicemente due

punti di vista diversi della stessa realtà che è Dio. Dio, in altre parole, non è causa transitiva, ma immanente. Il rapporto tra Dio e il mondo(i modi: le singole idee e i singoli corpi) è un rapporto necessario come è necessario il rapporto che esiste tra la definizione di una figura geometrica e le sue proprietà.


Il rifugio dell'ignoranza. L'immagine antropomorfica di Dio è radicata nei pregiudizi del finalismo e dell'antropocentrismo. parallelismo psico-fisico. Mente e corpo non sono due sostanze eterogenee, ma due punti di vista diversi della stessa realtà, per cui a ogni evento fisico corrisponde un evento mentale e viceversa. L’anima non è immortale. Poiché la mente esprime sensazioni ed emozioni che hanno a che fare con il corpo, quando cessa di esistere quest'ultimo, essa non può provare né sensazioni, né emozioni, né ricordi (la credenza nell'immortalità dell'anima è una superstizione). L'uomo non è libero. Essendo l'uomo parte integrante della natura, è determinato come ogni altro ente: la libertà umana (libero arbitrio), quindi, è solo un'illusione. le passioni. Le passioni, essendo naturali, sono necessarie e, in quanto tali, non possono essere condannate. Ciò che determina l'uomo è l'impulso all'auto-conservazione, alla crescita. anzi, della propria attività fisica e mentale: bene, quindi, è tutto ciò che agevola questo impulso(l'utile) e male ciò che lo ostacola. In altre parole, l'uomo desidera come bene ciò che lo conserva e lo perfeziona. Quando, poi, è agevolato, prova gioia, quando è ostacolato invece prova

tristezza. Azioni e passioni. Sono «azioni» gli atti che dipendono esclusivamente da noi e «passioni» quelli che derivano anche da cause esterne. Nei confronti delle passioni l'uomo può essere libero o schiavo: è libero se agisce sotto la guida della ragione, prendendo quindi coscienza del determinismo universale; è schiavo se, invece, rimane legato alle sue sensazioni.

Dal punto di vista del finito al punto di vista di Dio. Il saggio va oltre la conoscenza sensibile e giunge al punto di vista scientifico: ciò accade non solo quando coglie i nessi necessari delle

cose e dei fatti, ma si libera dalla schiavitù delle passioni. Al saggio che si è esercitato a lungo è

data la possibilità di andare anche oltre il punto di vista scientifico e di raggiungere la beatitudine, che è il sentimento che prova nel momento in cui riesce a vedere cose e fatti dal punto di

vista di Dio, cioè sub specie aeternitatis. Una conquista difficile. La conquista della felicità non è mai definitiva. Di sicuro, comunque, è agevolata all'interno di una comunità retta da leggi fondate sulla ragione: l'uomo, infatti, da solo non ha praticamente alcuna possibilità di

vivere sotto la guida della ragione e controllando le passioni. Il cristianesimo. Un conto sono i dogmi cristiani che risultano irrazionali (la stessa resurrezione di Gesù) e un conto la figura di Cristo che incarna il modello della saggezza umana.

MENTE E CORPO: I corpi e le idee sono i modi individuali degli attributi della sostanza, l'estensione e il pensiero. Essi sono perciò aspetti diversi della stessa realtà e corrispondono quindi l'uno all'altro, Si parla in questo caso di parallelismo e l'azione della mente sul corpo (e viceversa) non ha bisogno di spiegazioni. È infatti logico che un evento mentale e uno fisico (il desiderio di muovere il braccio e il movimento) avvengano contemporaneamente, dato che sono la stessa cosa vista rispettivamente come modo dell'estensione o del pensiero. 


CARTESIO

CARTESIO: il metodo, il dubbio, il cogito. Cartesio critica il sapere tradizionale, in quanto non ha reso possibile una conoscenza cumulativa e certa. Si propone perciò di rifondarlo, iniziando dalla definizione di un metodo che consenta di costruirlo su basi solide. Tra le scienze del passato, l'unica che mostra caratteri di scientificità è la matematica, che viene assunta come modello. Il suo metodo si articola nei momenti dell'evidenza, dell'analisi, della sintesi e della revisione. Questo deve essere il metodo della conoscenza in generale. Il carattere deduttivo di tale metodo impone che il sapere si fondi su verità assolutamente certe. Per questo egli suggerisce di applicare alla conoscenza il dubbio metodico, in modo da eliminare ogni possibile inganno. Sia i sensi sia la ragione possono ingannarci, perciò le relative conoscenze non sono affidabili. Nel dubbio più radicale (iperbolico) è però possibile pervenire alla incontestabile verità che se dubitiamo pensiamo, e se pensiamo siamo: cogito, ergo sum. Questa prima verità ci dà però certezza di esistere esclusivamente come sostanza pensante (res cogitans): la conoscenza deve perciò partire da ciò che il pensiero produce, ovvero le idee. Le idee e Dio. Analizzando le idee, Cartesio perviene a distinguerle in tre tipologie: innate, in quanto ci appaiono come derivate direttamente da noi, come quelle della logica o della matematica; avventizie, derivanti da qualche realtà esterna, perché non è in nostro potere suscitarle o modificarle (tutte le idee derivanti dalle sensazioni); fattizie, quelle che costruiamo noi stessi, come quella dell'ippogrifo ecc. Tra le diverse idee avvertiamo come particolarmente chiara e distinta quella di Dio. Se Dio esiste ed è onnipotente e infinitamente buono, non può permettere che ci inganniamo quando un'idea ci appare come chiara e distinta. Tutte le idee di questo tipo saranno di conseguenza vere. Le idee e il mondo: la fisica deduttiva e il meccanicismo. Dio garantisce anche la verità delle idee avventizie, cioè il fatto che ad esse corrisponda una realtà distinta dal soggetto. La conoscenza del mondo deve avvenire però a partire dalle idee chiare e distinte che ne abbiamo. Procedendo in modo deduttivo, Cartesio costrisce la fisica a partire dalla definizione della materia come res extensa. Utilizzando solo questa definizione, unitamente al movimento dato inizialmente da Dio e alle relative leggi, Cartesio ricostruisce la struttura dell'universo. Anche gli esseri viventi sono spiegati sulla base del movimento delle particelle di materia, in modo meccanicistico, come macchine mosse unicamente da cause efficienti e prive di volontà. Il corpo, l'anima, le passioni: il dualismo cartesiano. Anche il corpo umano è una macchina, né più né meno che quello degli animali. L'uomo però non è solo res extensa ma anche res cogitans, che invece è volontà libera e fondamento della moralità. Corpo e anima interagiscono, secondo Cartesio, mediante la ghiandola pineale, attraverso la quale il corpo influenza l'anima (passioni) e l'anima può influenzare il corpo (volontà). MENTE E CORPO:Per Cartesio il pensiero è res cogitans, nettamente distinta dal corpo che è una diversa sostanza, la res extensa. Le due sostanze sono regolate da principi diversi: il corpo è determinato da cause efficienti, il pensiero è libero. In realtà, però, è il corpo che agisce e lo fa in modo meccanicistico, determinato dalle passioni, a partire dalla conservazione di sé, Per trovare una soluzione al rapporto tra anima e corpo, Cartesio ricorre alla ghiandola pineale, dove

gli «spiriti» che determinano le reazioni meccaniche del corpo possono essere influenzati dall'anima, mediante la creazione di abitudini. Non è però ben chiaro come ciò possa avvenire, dato che in ultima analisi anche l'epifisi è materiale e quindi è corpo, con cui il pensiero non potrebbe interagire. 

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